Titolo Europeo: Fragomeni sbatte contro il muro Chakhkiev
- Pubblicato: 26 Ottobre 2014
Mosca, 24 ottobre 2014. Il risultato si sapeva già quando Italia1 ha trasmesso in differita, sabato dopo mezzanotte, il match numero 39 di Giacobbe Fragomeni (32-4-2) opposto al russo Rakhim Chakhkiev(19-1), campione olimpico 2008 e vice campione mondiale dilettanti 2007. In entrambe le finali, ha incontrato l’italiano Clemente Russo.
La sfida è valida per il titolo europeo vacante della categoria dei massimi leggeri, categoria nella quale Fragomeni è stato campione mondiale WBC.
(foto Marco Chiesa)
Giacobbe deve concedere 14 anni di gioventù al suo avversario, il fattore campo (si combatte a Mosca) e qualche centimetro in altezza e in allungo.
Nel 2014, il russo ha combattuto due volte vincendo contro il colombiano Silgado ed il finlandese Haapoja, due test non facilissimi. Per contro, Fragomeni ha disputato un solo match liquidando il lettone Lopajevs in meno di cinque minuti.
Dai primi scambi, il russo si mostra più attivo e più mobile. Il milanese è chiuso nella sua guardia ed avanza muovendo poco il tronco. Sul finire del round, Fragomeni è già scosso e vacilla ma arriva il gong. La seconda ripresa è più equilibrata. Non ci sono colpi particolarmente significativi da parte del russo ma il motore di Fragomeni deve ancora accendersi.
Nel terzo round, dopo una serie di Chakhkiev, si vede un sinistro di Fragomeni a segno ma è un colpo isolato. L’italiano è infastidito da una testata accidentale che gli chiude l’occhio destro per qualche secondo. L’arbitro non si accorge per cui si prosegue come se nulla fosse successo ma il russo trova una combinazione destro-sinistro-destro che fa rotolare al tappeto il nostro pugile.
Nel quarto round si ha l’epilogo. Un destro, apparso non irresistibile, del russo arriva tra l’orecchio e la nuca dell’italiano. E’ quasi un colpo strisciato, Fragomeni vola ancora a terra e stavolta resta in ginocchio per i fatidici dieci secondi del conteggio. L’immagine di Giacobbe in ginocchio è impietosa ed, al tempo stesso, emblematica.
Si rialza col sorriso il campione milanese lasciando immaginare che non s’aspettasse una conclusione migliore. Gli anni scorrono implacabili anche per lui. Quando un pugile di 45 anni termina ko, ci si interroga su quale può essere il suo futuro. La decisione finale, pur accompagnata dai consigli di chi lo gestisce sportivamente e delle tante persone che gli vogliono bene, spetta solo a lui ma abbiamo già visto Fragomeni all’angolo del nipote Moscatiello o dei pugili di Zennoni ed il giovanotto ci sa fare. Dà ottimi consigli tecnici, trasmette la carica giusta, è obiettivo ed attento ai segnali del ring. Sa già che, quando deciderà di appendere i guantoni al chiodo, quella sarà la sua carriera.
Come uomo ha sofferto tanto ma ha vinto la sua battaglia con la vita, come pugile ha dato tantissimo essendo un generoso. Gli sportivi italiani, milanesi e lombardi in particolare, possono e devono solo ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto.
Demetrio Romanò