Ugento (Lecce), lunedì 8 dicembre 2014. Sul ring del PalaOzan di Ugento si sono laureati i dieci campioni italiani elite 2014. Nei dieci match di finale, trasmessi in differita da RaiSport2, erano presenti anche due pugili lombardi: Benkorichi ed Alessio Spahiu.

In generale, le finali non sono state spettacolari. Qualche pugile, ai microfoni RAI, ha trovato la causa di questa scarsa spettacolarità nella durezza del torneo (tutti i finalisti hanno disputato 3-4 match in sei giorni). Sicuramente anche la tensione e la paura di perdere, dopo essere arrivati all’atto conclusivo, hanno danneggiato lo spettacolo. Molti neo campioni sono alla prima vittoria agli Assoluti, questo grazie anche alla massiccia assenza di pugili di spicco nell’orbita della Nazionale che, proprio nel giorno delle finali, è volata a Cuba per una sessione di allenamento con i fenomenali pugili locali. 

46-49 kg. Il siciliano Conselmo fa suo il titolo assoluto ai danni dell’eterno piazzato, il toscano Barotti.

52 kg. Uno dei match più belli grazie soprattutto all’indomito campione, il toscano Grande, ma applausi anche allo sportivo atleta emiliano Chebakia.

56 kg. Il vice campione Bagatin ha sfiorato la vittoria che, invece, è andata al laziale Gasparri con un verdetto di preferenza. Gasparri ha combattuto con l’handicap di un occhio semichiuso ma, secondo noi, il verdetto l’avrebbe meritato il piemontese Bagatin.

64 kg. Dario Vangeli conquista il sesto alloro in carriera ma non disputa la finale contro il piemontese Rafik a causa di un infortunio alla mano di quest’ultimo. All’atleta pugliese va anche il premio come miglior pugile del torneo.

69 kg. La sfida è tra due plurimedagliati, il laziale Marziali e l’abruzzese Di Russo. Dopo un match dominato dal nervosismo, ha vinto Di Russo che ha bissato così il successo del 2011.

75 kg. Il giovane campano Perugino vince e può essere il futuro della categoria ma l’emiliano Bellancini gli ha dato filo da torcere cedendo solo di misura in finale.

81 kg. Oro per un atleta di casa, il brindisino Capuano, al terzo centro in carriera. In finale, il siciliano dell’esercito Rosciglione non è riuscito a sbarrargli la strada verso la vittoria.

91 kg. Ci sono tredici anni di differenza tra i due finalisti. La spunta il più giovane, il laziale Faraoni, ma l’umbro Betti, tornato sul ring dopo tre anni d’inattività, è stato autore di un ottimo percorso.

E veniamo alle categorie dove erano impegnati i due pugili lombardi.

60 kg. Il romano Splendori ed il milanese Fateh Benkorichi salgono sul ring dopo il verdetto sonoramente fischiato a favore di Gasparri, compagno di squadra di Splendori alle Fiamme Oro. Si capisce subito che il match non sarà spettacolare e la tecnica lascia il posto a frequenti clinch e ad azioni non ortodosse. Benkorichi snatura la sua boxe, di solito brillante ma d’attesa, e prende l’iniziativa. Splendori si affida solo alle gambe e gira intorno al ring legando ogni qualvolta si trovi l’avversario vicino. Il laziale viene richiamato ufficialmente due volte. I maliziosi potrebbero pensare che paga i favori ricevuti dal collega delle Fiamme Oro salito sul ring precedentemente. Secondo noi, un richiamo l’avrebbe meritato anche Benkorichi che ha giocato troppo spesso la carta dell’astuzia. In ogni caso, il 20enne pugile allenato da Pino Caputo alla Domino ha fatto il match, ha voluto la vittoria ed ha meritato il titolo.

+ 91 kg. La finale tra il bresciano/bergamasco Alessio Spahiu ed il romano Carbotti è il remake della semifinale vista al Guanto d’Oro. In quell’occasione vinse Spahiu ma, negli ultimi minuti, il romano fece sentire la potenza del suo destro. Ad Ugento, Spahiu ha preso subito l’iniziativa mettendo pressione al rivale, apparso stanco per le battaglie sostenute nei turni precedenti. Spahiu è tonico, veloce il giusto e va spesso a segno anche se non sempre i colpi sono stilisticamente perfetti ma siamo in finale e bisogna badare al sodo, cioè alla vittoria. Il destro di Carbotti è pronto ad esplodere ma Spahiu non lo fa ragionare e non gli concede il tempo di prepararlo. Ottima la preparazione atletica del gigante allenato da Fabrizio Bugada alla Bergamo Boxe che tiene fino in fondo e non viene mai impensierito dal romano. Per Spahiu vittoria unanime con un punto di vantaggio sui tre cartellini.

Hanno arbitrato i sigg.: Pierpaolo Avolio, Sara Badii, Emanuele Chiappini, Francesco Cicilese, Giulio Demaldè, Carlo Franchi, Diego Guida, Vincenzo Lagala, Salvatore Nocadello, Aniello Palmieri, Alessandro Renzini, Maria Rizzardo, Ignazio Tosto, Luca Vadilonga.

Per la Lombardia, superfluo dirlo, è un risultato eccezionale. Nel medagliere, la nostra regione risulta seconda solo alle Fiamme Oro (che hanno subìto solo tre sconfitte, due per mano di pugili lombardi) e non otteneva una doppietta dal 2007, anno in cui vinsero Marchetti e Cammarelle (milanese ma in forza alle Fiamme Oro). Tutta la squadra lombarda, però, merita un forte applauso: da Scardina ed Endri Spahiu, che tornano a casa con un pregevole terzo posto sconfitti entrambi dal vincitore del torneo, alle matricole Caristo, Essoltani, Perrulli e Gangi (anche lui sconfitto dal neo campione italiano), allo sfortunato Zito, uscito prematuramente dalla competizione a causa di una testata.

Risultati delle finali

46-49 kg: Gianluca Conselmo (Sicilia) V/3-0 Francesco Barotti (Toscana) 

52 kg: Claudio Grande (Toscana) V/3-0 Hakim Chebakia (Emilia Romagna) 

56 kg: Stefano Gasparri (Fiamme Oro) V/2-1 Simone Bagatin (Piemonte) 

60 kg: Fateh Benkorichi (Lombardia) V/3-0 (29-26 x 2, 28-27) Francesco Splendori (Fiamme Oro) 

64 kg: Dario Leonardo Vangeli (Fiamme Oro) V/WO Salah Rafik (Piemonte) 

69 kg: Alfonso Di Russo (Abruzzo) V/2-1 Alessandro Marziali (Fiamme Oro)   

75 kg: Giuseppe Perugino (Fiamme Oro) V/2-1 Federico Bellancini (Emilia Romagna)

81 kg: Luca Capuano (Puglia) V/3-0 Gianluca Rosciglione (Centro Sportivo Esercito) 

91 kg: Mattia Faraoni (Lazio) V/2-1 Daniel Betti (Umbria) 

+ 91 kg: Alessio Spahiu (Lombardia) V/3-0 (28-27 x 3) Mirko Carbotti (Lazio)

Demetrio Romanò