La boxe lombarda in lutto per la scomparsa di Giordano Campari
- Pubblicato: 23 Febbraio 2016
Domenica 21 febbraio, presso la casa di riposo Dellacà di Mortara, è deceduto all’età di 81 anni Giordano Campari, campione italiano dei pesi piuma (1958/59) e dei pesi leggeri (1960/62). I funerali si sono svolti martedì 23/2 nella chiesa di Santa Maria in Betlem a Borgo Ticino. L’indimenticato campione pavese lascia la moglie Lidia, i tre figli Claudio, Marco e Andrea oltre ai 4 nipoti Roberto, Marco (anch’essi pugili), Manuela ed il piccolo Daniele di 7 anni.
Campari, nato a Lacchiarella (Milano) l’8 marzo 1934, è stato uno dei più grandi pugili italiani di ogni epoca. Una classifica computerizzata, apparsa qualche anno fa sul sito Mondoboxe, lo indicava come il primo peso piuma d’Italia all-time mentre le “ratings” del database internazionale Boxrec lo considerano il secondo peso leggero nazionale di tutti i tempi dietro il grandissimo Cleto Locatelli.
Dopo una buona ma non eccelsa carriera dilettantistica con i colori della Pugilistica Pavia, Campari approda al professionismo nel 1955 esordendo e vincendo contro il pugliese Negro. Passati quasi due anni dall’esordio e con una striscia di 28 successi consecutivi, tra cui spiccano le vittorie su Borraccia, Milan e Pravisani, è il grossetano Polidori, già campione italiano, ad infliggergli la prima mezza battuta d’arresto imponendogli il pareggio sul ring milanese.
Il primo match titolato per Campari arriva nel novembre del ’57 quando a Roma affronta un altro favoloso esponente della categoria dei pesi piuma, il laziale Sergio Caprari, che lo sconfigge ai punti in dodici round.
E’ proprio Caprari, abbandonando la cintura nazionale dopo essere divenuto campione europeo, a permettere al pugile di Pavia di conquistare la sua prima cintura. Nel novembre ’58, sul ring di Milano, si affrontano di nuovo Campari e Polidori per contendersi il titolo vacante e stavolta la spunta il pugile lombardo diventando così il terzo pugile pavese a detenere il titolo italiano. Prima di lui erano riusciti nell’impresa Gino Cattaneo (pesi gallo) e Annibale Omodei (pesi leggeri).
Di nuovo a Milano, il 2 luglio ’59, Campari difende il titolo sconfiggendo per la terza volta il veterano Aldo Pravisani che diventerà successivamente prima campione australiano e poi italiano.
Il Santo Stefano pugilistico di quell’anno gli fa perdere il titolo per mano del siciliano residente a Bologna “Ray” Nobile. Dopo la sconfitta con Nobile, inanella una serie di altri dieci successi proponendosi così come sfidante al titolo italiano dei leggeri detenuto dall’udinese Vecchiatto, già campione europeo e capace di pareggiare con Duilio Loi.
Il 30 ottobre 1960 Campari batte ai punti Vecchiatto e conquista così il suo secondo titolo italiano in due diverse categorie di peso.
Passa poco più di un mese e Campari compie un’impresa in quello che è ricordato come il miglior match di tutta la sua carriera. Al palasport di Milano, affronta senza titolo in palio lo statunitense Joe Brown, non più giovanissimo campione mondiale dei pesi leggeri, corona che manterrà per ben sei anni. Campari mette al tappeto nel secondo round il titolato avversario per poi vincere ai punti in dieci tempi.
La difesa del titolo italiano dei leggeri si fa il 20 maggio ’61 a Cantù ma il confronto dura meno di un round perché un gancio sinistro a freddo del campione spegne le lampadine all’emiliano Ravaglia.
Dopo questo match, nuova sfida con un campione mondiale. Nelle Filippine, Campari perde ai punti con l’idolo nazionale Gabriel “Flash” Elorde, detentore del titolo iridato per ben sette anni.
Nella sua carriera, Campari ha combattuto sui ring di otto stati (Italia, Australia, Francia, Filippine, Germania, Spagna, Venezuela e Finlandia) incontrando quattro campioni mondiali (Brown, Elorde, Lopopolo e Napoles) e sette campioni europei (Caprari, Lamperti, Galiana, Vecchiatto, Rudhof, Maki e Albornoz).
Dopo aver abbandonato il titolo italiano, nel ’63 a Russelsheim, contende al tedesco Conny Rudhof il vacante titolo continentale dei pesi leggeri ma il pugile di casa vince ai punti in 15 tempi.
Campari, non ancora 30enne, continua la sua carriera professionistica ma non otterrà più gli acuti di un tempo. Nelle tre sfide con il titolo italiano in palio che disputa tra il ’64 ed il ’67 perde con Sandro Lopopolo (Saint Vincent 1964, pesi superleggeri), ottiene un NO-Contest causato da uno scontro di teste con Ziino (Pavia 1966, pesi leggeri) e viene sconfitto nell’ultimo incontro della sua lunga carriera per ko tecnico al 2° round da Barlatti (Pavia 1967, pesi leggeri).
Dopo dodici anni di professionismo, Giordano Campari si ritira con uno splendido palmares composto da 103 incontri così suddivisi: 82 vittorie (31 ko), 15 sconfitte, 4 pareggi e 2 no contest.
Campari è anche inserito nella lista dei 34 pugili italiani che hanno disputato almeno 100 match professionistici.
Come detto, l’ultimo gong è suonato oggi presso la chiesa di Borgo Ticino.
Demetrio Romanò