Bergamo, venerdì 9 dicembre 2016. I venti incontri su ring unico hanno decretato i venti finalisti dei 94° Campionati Italiani Elite Maschili. Alla kermesse, organizzata da FPI, Comitato Lombardo e Bergamo Boxe, mancano così solo due giornate alla conclusione. La Lombardia ha portato in semifinale ben quattro atleti.

49 kg. Il primo a salire sul ring è proprio un pugile lombardo, Simone Caristo, che fa il suo esordio nel torneo, opposto al campione italiano, il talentuoso Federico Serra. Il confronto non ha storia. Il pugile di Calandrino e Di Cosimo è un fighter, avanza senza sosta ed ha coraggio da vendere ma lo paga a caro prezzo. Serra colpisce da ogni parte del ring. Questo ragazzo sardo è veramente una bella realtà della boxe nazionale. Caristo riesce anche a far barcollare il suo avversario che, però, si riprende subito e torna padrone del match.

Nell’altra semifinale, scopriamo il 19enne D’Alessandro opposto al veterano Barotti. Fa tutto il pugile di Di Giacomo mentre il toscano è insolitamente inattivo. L’abruzzese si muove, colpisce d’incontro e non si fa trovare dall’avversario. Il match si conclude con un richiamo, troppo severo, dell’arbitro Premoli al giovane outsider e con un suo destro. Per i giudici ha dominato Barotti. Il giovane pugile abruzzese rovina la bella figura fatta lasciandosi andare ad un gesto di stizza alla proclamazione del verdetto.

52 kg. Bel match e battaglia tra Picardi e Conselmo. Il pugile delle Fiamme Oro ha già raggiunto il top della sua carriera ma si tratta di stabilire se è ancora il numero 1 nazionale. Per nulla facile l’esame Conselmo, pugile che sa stare sul ring ed è apparso, nel turno precedente, molto ben preparato fisicamente. E’ il napoletano a prendere il centro del quadrato ma il siciliano è un bersaglio mobile e difficile da inquadrare. Il primo round è equilibrato così come i due seguenti, difficili da decifrare. Dopo tre riprese, il verdetto non è facile. Con la vittoria a maggioranza di Conselmo, assistiamo ad un ideale passaggio di consegne.

Sul ring l’altro Serra, il fratello gemello Gianmario, ed il piemontese tutto pepe Gherra. Quest’ultimo non si fa impressionare dal talento del campione nazionale 2015 e prova a fare il match ma il sardo ha una fantastica scelta di tempo. Ci si interroga a bordo ring su chi sia il più bravo tra i due fratelli. Nel secondo round, la svolta. Gherra viene avanti ma si scopre, Serra carica un destro terrificante con il giusto mix di velocità, potenza e precisione. Il torinese va a terra e sul ring si vivono alcuni attimi di tensione per la sua salute. Applausi quando si rimette in piedi e va a prendersi la meritata medaglia.

56 kg. E’ impossibile contenere l’emiliano De Bianchi. Il toscano Castillo ci prova con qualche colpo d’incontro ma non è sufficiente perché l’emiliano imprime al match un ritmo altissimo e non fa un passo indietro. L’incontro è molto intenso e vibrante. Nel terzo round, un richiamo ufficiale al toscano accresce il divario nel punteggio tra i due.

Il 19enne Di Serio, pugile noto per i suoi successi in campo giovanile, è una delle più belle scoperte di questi campionati. Nei due turni precedenti, abbiamo avuto modo di conoscere ed apprezzare anche il suo avversario, il piemontese Cuomo. Quest’ultimo lotta in maniera incessante, Di Serio deve impegnarsi a fondo per tenerlo distante e colpisce anche indietreggiando. Il pugile di Vottero dà veramente tutto ciò che ha, riesce anche a toccare l’avversario ma il verdetto deve essere per il giovanissimo dell’Esercito.

60 kg. Tra Maietta e Ionescu c’è un altro scontro tra un pugile tecnico ed uno aggressivo. Il fiorentino non conosce altra tattica che l’attacco e pressa il 20enne dell’Esercito per tutti i nove minuti di match. Ionescu colpisce prevalentemente in gancio, Maietta prova a fermarlo con colpi d’incontro con entrambe le mani. Un richiamo ufficiale a Maietta, nel secondo round, potrebbe diventare decisivo. Invece non sarà così perché vince nettamente. La vittoria di Maietta ci può stare ma, secondo me, non ha vinto tutte le riprese come hanno decretato i giudici.

Reitano ed Angeletti si assomigliano molto nel modo di combattere. Il ritmo è altissimo e la superiorità dell’uno o dell’altro va a fasi alterne. Il piemontese è più alto mentre il romano deve sempre portarsi alla corta distanza e questo lo manda a sbattere contro i colpi di Reitano. Gli ultimi tre minuti sembrano determinanti. Sono più efficaci i colpi del piemontese che si aggiudica l’incontro a maggioranza ed accede alla finale.

64 kg. Il ritmo scende con il match successivo. Il campione in carica Di Lernia tiene a bada il longilineo emiliano Kaba ma non deve scoprirsi perché ha di fronte un avversario temibile. Il primo round è abbastanza equilibrato pur con una preferenza per il pugile di Brillantino. I due round successivi suggellano la superiorità del campano che vola in finale per tentare il bis.

Altri due fighter sul ring: Mendizabal e Grusovin. Parte meglio il friulano mentre il romano aspetta sornione. Suo un poderoso destro sul finire del primo tempo. Il laziale tiene la consueta guardia bassa ma è molto attento e riesce a non farsi sorprendere. Sono suoi i colpi migliori ed il verdetto gli arride giustamente.

69 kg. Incontro dall’esito incerto tra l’esperto Marziali ed il grossetano Giorgetti, non giovanissimo ma fresco di Nazionale. Dopo un primo round dalla superiorità incerta, uno scontro tra le teste provoca una brutta ferita alla fronte di Marziali, già ferito all’arcata sopraccigliare. Il medico ferma l’incontro. In finale ci va Giorgetti.

Il 21enne Natalizi è sul ring da sei anni ma quest’anno sta vivendo la sua definitiva consacrazione. Lo ricordiamo vincitore del Guanto d’Oro con un ko fulmineo sul lombardo Brusa. Di fronte a lui, in semifinale, il ravennate Quarneti, uno che non si da mai per vinto. L’equilibrio regna solo nei primi tre minuti perché, poi, la potenza di Natalizi ha la meglio. Il romano è dotato di gran fisico e boxa in modo molto disinvolto come se le azioni gli risultassero semplici e spontanee. Il grintoso pugile di Gordini viene contato nell’ultimo round ma non ha mai indietreggiato.

75 kg. Altra bella scoperta del torneo è Sarchioto, 19enne romano in forza all’Esercito, che si esibisce quest’anno tra gli elite dopo aver fatto bene nelle categorie giovanili. Oggi affronta il georgiano/campano Gogiashvili, dotato di gran fisico e destro micidiale, migliorato quest’anno anche tecnicamente e tatticamente. Si parte con l’atterramento del napoletano su un destro di Sarchioto ma ci vuole ben altro per fermarlo. E’ uno scontro fisico ed i colpi dei due sono potenti. Il romano vince meritatamente ma con tanta fatica.

Il secondo pugile lombardo a salire sul ring è Simone Brusa opposto al romano Lomasto. Dal primo round si delinea il tema tattico: Lomasto a centro ring ed il pugile dei fratelli Pasqualetti che lo aspetta per colpire d’incontro. Il primo round di Brusa non è male. Non si fa trovare dall’avversario e colpisce indietreggiando. Lomasto mantiene l’iniziativa ma non concretizza con colpi efficaci. Forse per stanchezza e anche per la pressione esercitata dall’avversario, il lombardo perde lucidità ed il suo terzo round è un disastro. Subisce due richiami ufficiali (uno poteva bastare, secondo me) che tolgono incertezza al verdetto. Senza le ammonizioni, per due giudici avrebbe perso di misura; con le penalizzazioni, il punteggio si fa più severo. Ottimo, però, è stato il torneo del giovane lombardo che si attesta tra i big nazionali della categoria.

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81 kg. Valentino Manfredonia era il logico favorito nella categoria ma non aveva brillato nel turno precedente. Contro Mehemeti, il match si trasforma spesso in una scazzottata che il napoletano risolve sempre a suo favore. Manfredonia ci piace di più quando si esibisce nella sua boxe spumeggiante ed elegante, meno quando fa il picchiatore. Le tre riprese si risolvono tutte a favore del napoletano che accede alla finale pur senza brillare.

Il match tra Rosciglione e Crognale non brilla per intensità. Il laziale è pugile scorbutico, difficile da boxare e l’atleta dell’Esercito non è pugile spettacolare. Il siciliano non fa molto ma vince di misura le prime due riprese. Nella terza c’è la reazione di Crognale ma Rosciglione si impegna di più e lo controlla.

91 kg. Jonathan Kogasso ha un compito proibitivo con Simone Fiori, atleta plurivittorioso della Nazionale. Tra i due c’è un divario di esperienza elevatissimo: 109 incontri a 20. Il pugile di Locarno e Buratto deve affidarsi alla pesantezza dei suoi pugni perché sul piano della scherma non c’è confronto. Kogasso non trova la misura ed il primo round è di Fiori. Nel secondo, però, il romano fa la conoscenza soprattutto del destro del pugile nato a Kinshasa e deve ricorrere all’esperienza per frenarne l’irruenza. Il lombardo, secondo noi, si porta in parità. Il terzo round è ingiudicabile perché l’atleta delle Fiamme Oro lega ogni volta che l’avversario gli si avvicina. L’arbitro Rizzardo non trova il coraggio di richiamarlo ufficialmente. La penalizzazione di un punto avrebbe sancito la parità su due cartellini e, a quel punto, poteva vincere chiunque ma il richiamo non c’è stato ed in finale ci va Fiori. Kogasso non ha nulla da rimproverarsi ed il suo torneo è stato ottimo. Ora deve solo affinare la tecnica e fare esperienza.

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Nell’altra semifinale sono impegnati il campano Galli ed il sardo Capone. Si rivede il campano dopo essere stato campione nazionale a livello giovanile. Capone è più alto ed è dotato di buon fisico ma i colpi di Galli, seppur isolati, sono più efficaci. Nel secondo round succede poco mentre nel terzo, il pugile napoletano ristabilisce la sua superiorità e stacca il pass per la finale.

+ 91 kg. Si vede poco nel primo round tra Carbotti e Federici, solo un destro del primo sul finire della ripresa. Dal secondo tempo, però, il campione italiano trova la chiave di volta del match e colpisce non solo col destro ma anche col sinistro, Federici va in difficoltà. Il suono del gong è apprezzato. Nell’ultimo round, Carbotti colpisce in tutti i modi e l’avversario passa guai seri però subisce due richiami ufficiali che rimettono in equilibrio lo score. Chi legge i cartellini (29-27, 28-27, 28-28) senza aver visto il match, può pensare ad un incontro equilibrato mentre, invece, è stato dominato da Carbotti. L’arbitro è stato eccessivo nell’infliggere i due richiami ma i giudici avrebbero dovuto esprimersi almeno con 10 a 8 nel round finale.

Chiude la serata, come sempre, Alessio Spahiu che già pregusta la “bella” tra lui e Carbotti, già in finale. L’ostacolo odierno è il campione veneto Tonishev, già incontrato l’anno scorso a Roseto dove vinse il lombardo. Il russo trapiantato in Italia ha un’esperienza limitata con soli 2 match all’attivo ma ha un’ottima tecnica, è alto ed è una bella scoperta. Il campione 2014 soffre le doti fisiche dell’avversario che lo costringono a buttarsi in attacco subendo i colpi dritti di sbarramento. Spahiu mantiene una leggera supremazia territoriale ma il veneto riesce a controllarne l’irruenza. Nel round finale, Spahiu dà fondo a tutte le energie e si scompone un po’ facendo il gioco del biondo longilineo. Il verdetto non è per nulla scontato anche se Spahiu potrebbe aver terminato con una vantaggio di misura. A sorpresa, i giudici si esprimono per Tonishev ignorando il fattore campo (che non dovrebbe mai esistere) ma il verdetto ci può stare.

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Così, su quattro atleti ancora in gara, la Lombardia non porta nessun pugile in finale. Resta un po’ di amaro in bocca per qualche situazione ma proveremo a consolarci con le donne.

Nelle semifinali femminili di sabato 10, saranno ben sei le atlete lombarde impegnate. Questi i loro accoppiamenti: Melissa Paganelli (LB)-Roberta Bonatti (EM) nei 48 kg; Giorgia Mascetti (LB)-Roberta Mostarda (LZ) e Alessandra Manfredini (LB)-Francesca Grubissich (LZ) nei 51; Lorena Marasco (LB)-Marzia Davide (LZ) nei 57; Elena Ghezzi (LB)-Valentina Alberti (LZ) nei 64 e Caterina Marchesini (LB)-Angela Carini (LZ) nei 69.

Alcuni sembrano incontri proibitivi ma nella boxe non si può mai dire.

Stanno arbitrando i sigg. Annicchiarico (EM), Avolio (CL), Cicilese (SC), De Palma (PL), Demaldè (LZ), Falorni (TS), Foti (SA), Franchi (TS), Harstea (PM), Lagala (LG), Licini (LB), Lupi (MC), Marogna (SA), Migliore (VG), Nocadello (CP), Premoli (LB), Renzini (UB) e Rizzardo (PL).

Risultati

46-49 kg: Federico Serra (SA) V/3-0 (30-26 x 2, 30-27) Simone Caristo (LB, Master Boxe); Francesco Barotti (TS) V/3-0 Francesco D’Alessandro (AB)

52 kg: Gianluca Conselmo (SC) V/2-1 Vincenzo Picardi (GS); Gianmario Serra (SA) V/KO 2 Alessandro Gherra (PM)

56 kg: Mattia De Bianchi (EM) V/3-0 Steeven Castillo (TS); Raffaele Di Serio (GS) V/3-0 Simone Cuomo (PM)

60 kg: Francesco Maietta (GS) V/3-0 Catalin Ionescu (TS); Fabio Reitano (PM) V/2-1 Luca Angeletti (LZ)

64 kg: Paolo Di Lernia (CP) V/3-0 Arblin Kaba (EM); Sebastian Mendizabal (LZ) V/3-0 Luca Grusovin (VG)

69 kg: Simone Giorgetti (TS) V/KOT-I 2 Alessandro Marziali (GS); Mirko Natalizi (LZ) V/3-0 Nicola Quarneti (EM)

75 kg: Giovanni Sarchioto (GS) V/3-0 Nika Gogiashvili (CP); Vincenzo Lomasto (LZ) V/3-0 (30-25, 29-26 x 2) Simone Mattia Brusa (LB, Pugilistica Ottavio Tazzi)

81 kg: Valentino Manfredonia (CP) V/3-0 Ervis Mehemeti (PM); Gianluca Rosciglione (GS) V/3-0 Edoardo Crognale (LZ)

91 kg: Simone Fiori (GS) V/3-0 (30-27, 29-28 x 2) Jonathan Kobe Kogasso (LB, Boxe Voghera); Gianluca Galli (CP) V/3-0 Stefano Damiano Capone (SA)

+ 91 kg: Mirko Carbotti (LZ) V/2-0 Mario Federici (GS); Dmytro Tonishev (VE) V/3-0 (30-27, 29-28 x 2) Alessio Spahiu (LB, Bergamo Boxe)

Demetrio Romanò